Un illustre sconosciuto … verrebbe da dire! Sì, perché in effetti il pellet è diventato un bene di consumo tanto diffuso che le famiglie impegnano lunghi momenti del proprio tempo per cercare il “buon prodotto” al prezzo più accessibile, spesso in una giungla di varietà, di marche, e soprattutto di opinioni prevalentemente contrastanti.

Qualità e prezzo sono fondamentalmente due facce della stessa medaglia: a una determinata qualità corrisponde un adeguato prezzo.

Sembrerebbe tutto facile: ma come stabilire se un pellet è “buono”? E’ più “buono” il pellet certificato? È più “buono” il pellet di abete, il pellet di abete bianco, il pellet di conifere oppure il pellet di faggio? Ma quanti dubbi … proprio un illustre sconosciuto!

Sono queste le principali perplessità che i nostri clienti cercano di dissipare prima di effettuare l’acquisto. Cercheremo di essere chiari ed esaustivi … e, spero, sintetici.

Il pellet certificato

Innanzitutto è necessario chiarire un equivoco diffuso: i valori impressi sul sacchetto di pellet certificato sono relativi alla certificazione, non alle reali prestazioni del pellet. Potere calorifico > 4,6 significa che “il potere calorifico del pellet è superiore a 4,6”. Quindi può essere 4,8, può essere 5 o anche 5,3 Kwh/Kg. E questo perché la normativa impone così. Quindi, sappiate che, acquistando un pellet certificato, non avrete a che fare con i reali valori di quello specifico prodotto.

Continuiamo con una considerazione diffusa: il pellet certificato è il migliore! In effetti la certificazione impressa sul sacchetto (Enplus A1, Dinplus o altre) ha la propria ragion di esistere, poiché ci rassicura sul fatto che il pellet è controllato da enti esterni (Enplus è un ente terzo) alla fabbrica e quindi (sulla carta) più sicuro, più affidabile, più “buono”.

Appppproposito …. SGS NON E’ UNA CERTIFICAZIONE RELATIVA ALLA QUALITA’ DEL PRODOTTO!!! Certifica soltanto l’azienda che lo produce dal punto di vista organizzativo: una certificazione di sistema. Ditelo ai rivenditori … non tutti lo sanno.

E comunque se vi dicessi che alla certificazione impressa sul sacchetto a volte non corrisponde una reale qualità e affidabilità del prodotto? In lunghi anni di esperienza, pellet dai nostri depositi ne è transitato davvero tanto e di vari tipi, di molteplici marche, e possiamo affermare con certezza che non tutto il pellet certificato è “buono”! In base alla nostra esperienza ….

Qualche stagione fa abbiamo acquistato un carico di pellet da un fornitore, non abituale, un pellet con doppia certificazione (non 1 … ben 2 certificazioni!) . Dopo averlo distribuito ai nostri clienti, siamo stati contattati per mal funzionamenti delle stufe. Immaginavamo che potesse trattarsi di semplice regolazione dei parametri delle macchine, ma in effetti il pellet continuava a dare problemi. Lo abbiamo ritirato tutto e sostituito con altro prodotto, non certificato (non avevamo al momento altre disponibilità)! Le stufe sono andate alla grande! Quindi, non tutto il pellet non certificato è scadente!

Ancora ad oggi non conosciamo le ragioni per le quali il pellet creava questi problemi. Eppure la certificazione impressa sul sacchetto avrebbe dovuto garantire innanzitutto noi venditori sull’affidabilità del prodotto, vista l’impossibilità, per la distanza, di controllare le produzioni delle fabbriche.

Così come in altre circostanze abbiamo potuto riscontrare uno scostamento profondo tra i valori della certificazione impressi sul sacchetto e gli esiti della combustione del prodotto: fa poco calore, produce troppa cenere, il truciolo è troppo lungo e a volte le stufe si bloccano!

Quindi, certificato = buono non è un’eguaglianza sempre verificata! … anche se “certificato” comunque continua a rassicurarci. E’ giusto, legittimo, che innanzitutto si cerchi il pellet con certificazione sul sacchetto. Infatti, anche noi ne abbiamo di molteplici marche.

ATTENZIONE!: “Enplus A1” non è lo stesso di “A1”

Quante volte troviamo impresso sul sacchetto un bollino con la scritta “A1”? Non è pellet certificato! Il bollino della certificazione è “Enplus A1” o “Enplus A2” o “Dinplus” … non “A1”. E questo è un palese tentativo del venditore di indurre il cliente ad acquistare un prodotto non certificato, lasciando immaginare che “A1” sia sinonimo di “Enplus A1”.

Pellet di abete, di abete bianco, di conifere o di faggio?

Questo è un bel enigma, ma in effetti solo sulla carta. Alla fine le differenze tra le varie essenze sono relative, anche se non trascurabili. IMPORTANTE: non è affatto vero che il pellet più è chiaro più è buono. Esistono pellets scuri altrettanto buoni, forse anche più buoni. D’altronde non mi pare che il colore del legno sia bianco. Qualche anno fa abbiamo venduto un pellet così scuro che lo abbiamo ribattezzato “cioccolattino”: era semplicemente eccezionale!

Il pellet di abete

Il pellet di abete e di abete bianco produce un buon calore, non eccezionale. È molto richiesto perché si adatta a tutte le stufe, anche a quelle più piccole, e poi produce, rispetto alle altre essenze, meno cenere. Quindi, se cercate un pellet che lasci pochissimi residui di cenere rinunciando a un po’ di calore (ma soprattutto rinunciando al risparmio … è il più caro) allora il pellet di abete fa al caso vostro.

Il pellet di conifere

E’ il meno gradito, e probabilmente il meno caro. Perché è il meno gradito, nonostante sia il meno caro? È il pellet che, personalmente, preferisco. Produce qualche grammo in più di cenere, ma esprime un potere calorifico più elevato rispetto all’abete e funziona benissimo anche nelle stufe più piccole. Ma allora qual è il problema? I clienti ci dicono che non è gradito perché contiene anche legno di pino che a sua volta contiene resina. Ma perché, l’abete non contiene resina (sia pino che abete sono legni di conifere)? Sfatiamo un tabù: la resina contenuta nel legno, essiccata nel processo di lavorazione del pellet, brucia normalmente assieme alla polpa di legno e non lascia alcuna abrasione nelle stufe! Inoltre, il pellet di legno di pino emette un potere calorifico eccezionale: ci vuoi rinunciare? Quindi, almeno per me, il pellet di conifere è il migliore … e vi faccio pure risparmiare!.

Il pellet di faggio

Il pellet di faggio non è molto diffuso, ma è apprezzato da molti clienti perché sembrerebbe, dico … “sembrerebbe” essere il pellet più “potente” in assoluto! Mah … nutro dei dubbi! I valori di combustione ci dicono che il potere calorifico del pellet di faggio è assolutamente paragonabile a quello del pellet di conifere e ha un contenuto di cenere certamente più elevato. Occhio: qui c’è da fare una riflessione: di quanto più elevato? Nutro seri dubbi sul fatto che il pellet di puro faggio certificato Enplus A1 rispetti il parametro sulla quantità di cenere  poiché l’esperienza mi induce ad affermare il contrario. Ecco perché molti produttori miscelano una percentuale di pellet di abete a quella di faggio: per ridurre il contenuto di cenere. Il pellet di puro faggio dovrebbe essere certificato Enplus A2, credo! La miscela di due legni si rende, a onor del vero, opportuna anche per una migliore lavorazione del prodotto.

Il ruolo del venditore

Possono essere tanti i dubbi sul tema e solo il venditore li può chiarire. È ovvio che le stufe sono tutte diverse per marche e modello e va da sé che ogni macchina rende al meglio con un determinato prodotto piuttosto che con un altro. Ecco perché il ruolo del venditore è fondamentale: ci aiuta a capire quale tipo di pellet è più appropriato per le nostre esigenze; ci consente, se ben assortito, di provare molteplici varietà di prodotto fino a individuare quello più gradito; è un punto di riferimento se decido di risparmiare comprando un pellet non certificato … sì, perché anche i pellet non certificati possono essere buoni. E in questo caso la presenza, il volto del commerciante è essenziale. Ricordando che non necessariamente “buono” = “certificato”!